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Informati dai disertori della cavalleria ausiliaria alleata di Lucio Emilio (il comandante della cavalleria), gli Elvezi decisero di molestare la retroguardia di Cesare. Quando Cesare se ne accorse, inviò la sua cavalleria per ritardare l'attacco. Quindi collocò la Settima (Legio VII Claudia), l'Ottava (Legio VIII Augusta), la Nona (Legio IX Hispana) e la Decima legione (Legio X Equestris), organizzate alla maniera romana ( triplex acies , o "triplo ordine di battaglia"), ai piedi di una collina vicina, sulla sommità della quale si occupò insieme alla Legione Undicesima (Legio XI Claudia) e Dodicesima (Legio XII Fulminata) e a tutti i suoi ausiliari. Il suo convoglio di bagagli è stato radunato vicino alla vetta, dove poteva essere sorvegliato dalle forze presenti.
Dopo aver respinto la cavalleria di Cesare e messo al sicuro il proprio convoglio di bagagli, gli Elvezi attaccarono "nell'ora settima", verso mezzogiorno o l'una. Secondo Cesare, la sua linea di battaglia in cima alla collina respinse facilmente l'assalto usando pila (giavellotti/lance da lancio). I legionari romani quindi sguainarono le spade e avanzarono in discesa scontrandosi con i loro avversari. Molti guerrieri Elvezi avevano dei pila che sporgevano dai loro scudi e li gettavano da parte per combattere senza ostacoli, ma questo li rendeva anche più vulnerabili. Le legioni ricacciarono gli Elvezi verso la collina dove si trovava il loro convoglio di bagagli.
Mentre le legioni inseguivano gli Elvezi attraverso la pianura tra le colline, i Boi e i Tulingi arrivarono con quindicimila uomini per aiutare gli Elvezi, fiancheggiando da un lato i Romani. A quel punto gli Elvezi tornarono sul serio alla battaglia. Quando i Tulingi e i Boi iniziarono ad aggirare i Romani, Cesare raggruppò la sua terza linea per resistere all'assalto dei Boi e dei Tuligni, mantenendo la sua primaria e quella secondaria impegnate a inseguire gli Elvezi.
La battaglia durò molte ore fino a tarda notte, finché i romani finalmente presero il convoglio dei bagagli elvetici, catturando sia una figlia che un figlio di Orgetorige. Secondo Cesare fuggirono 130.000 nemici, di cui 110.000 sopravvissero alla ritirata. Impossibilitato a proseguire l'inseguimento a causa delle ferite riportate in battaglia e del tempo impiegato per seppellire i morti, Cesare si riposò tre giorni prima di inseguire gli Elvezi in fuga. Questi, a loro volta, erano riusciti a raggiungere il territorio dei Lingoni entro quattro giorni dalla battaglia. Cesare avvertì i Lingoni di non aiutarli, spingendo gli Elvezi e i loro alleati ad arrendersi.